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Accelerare sul South stream

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Sulla visita personale del Presidente del Consiglio italiano al Primo Ministro russo, in occasione del compleanno di quest’ultimo, festeggiato nella splendida dacia tra Mosca e San Pietroburgo, non è trapelato molto.

Si conoscono a grandi linee i dossier discussi dai due leaders (con la partecipazione in videoconferenza anche del premier turco Recep Erdogan, il cui interesse per il gasdotto South Stream è in forte risalita). Gasdotti, joint venture, collaborazioni industriali e commerciali, investimenti, crisi economica, situazione geopolitica, c’era sicuramente tutto questo nell’inventario dei temi affrontati dai premier russo e italiano.

Ma pare che l’argomento principale sia stata la posizione dell’Italia sullo scacchiere geopolitico mondiale, con Putin che ha chiesto a Berlusconi di fare una precisa scelta di campo. Insomma, si è trattato di vertice semisegreto per organizzare una difesa contro gli attacchi incrociati di questi mesi partiti dagli Usa e dagli organi di governo dell’UE che richiede, da parte dei due partner, l’approntamento di alternative politiche più stringenti e meno “felpate”.

Certo, l’Italia non è nella posizione più vantaggiosa per affrontare a muso duro l’antico alleato d’oltreatlantico ma la fase impone che su determinati elementi strategici i tentennamenti siano quasi del tutto eliminati. Ovverosia, si può andare avanti oppure retrocedere di qualche passo ma non si può temporeggiare oltre, pena il deterioramento delle intese appena siglate. E’ anche la crisi economica, che sta attanagliando la Russia più dell’Italia, a poter far precipitare la situazione, con conseguente dispersione delle energie sul fronte interno (a causa dello scoppio di gravi conflitti sociali), e relativo rallentamento delle ambizioni internazionali dei due stati.
Da Berlusconi Putin ha preteso maggiore chiarezza e la garanzia che non ci saranno esitazioni rispetto agli accordi presi sulla politica energetica e su quella estera, con entrambe che costituiscono al momento le direttrici principali di un proficuo riavvicinamento tra le due nazioni, in una fase di profondo rimescolamento degli equilibri geostrategici. Anzi, il leader russo invita ad accelerare l’entrata del gigante energetico Gazprom sul mercato italiano per la vendita diretta di gas ai consumatori, sanzionando con questo atto una partnership organica e fidelizzante con Mosca. Al Cavaliere la cosa non dispiace e potrebbe costituire un ottimo viatico per una uguale penetrazione dell’Eni, con lo sviluppo di nuove attività, sul gigantesco mercato russo. Come dire, gli interessi reciproci si intrecciano e si rafforzano solo se viene garantito, dal potere politico, un canale privilegiato anche dal punto di vista economico.

Ma per sostenere questo programma Berlusconi ha bisogno che il gasdotto South Stream diventi subito una realtà, chiudendo repentinamente il contenzioso con gli Usa. Questi dovranno trovarsi il più presto possibile di fronte al fatto compiuto mentre sono ancora impantanati su altri teatri geopolitici, non avendo così il tempo di mettere altri ostacoli sulla strada della pianificazione nel settore energetico di italiani e russi.

Quindi l’uomo di Arcore esige a sua volta dall’establishment di Mosca che il gasdotto dove ENI-Gazprom sono soci al 50% (con forse l’acquisto di un 10% di partecipazioni da parte dell’EDF francese) sia completato prima del North Stream. Questo è anche ciò che sostiene Andrea Greco sul Sole di ieri (26 ottobre 2009), pur se con motivazioni diverse dalle nostre.

L’occhio deve essere pertanto mantenuto fisso sulle difficoltà internazionali degli Usa. Se quest’ultimi dovessero riuscire a far pendere a proprio favore, con qualche soluzione ad oggi non ancora preventivabile, la situazione sul fronte afghano e pakistano tornerebbero presto ad insidiare, con maggiore intensità, la Russia e la sua sfera d’influenza (in ricostruzione).

Tutto ciò sarebbe un danno anche per l’Italia la quale vedrebbe venir meno quelle circostanze favorevoli che, seppur lentamente, stavano contribuendo ad allentare la morsa atlantista sulle sue scelte strategiche.

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